L’art. 728 del C.P. afferma che “Chiunque pone taluno, col suo consenso, in stato di narcosi o d’ipnotismo,o esegue su lui un trattamento che ne sopprima la coscienza o la volontà,è punito, se dal fatto deriva pericolo per l’incolumità della persona, con l’arresto da uno a sei mesi o con l’ammenda da Euro 30,00 a 516,00. Tale disposizione non si applica se il fatto è commesso, a scopo scientifico o di cura, da chi esercita una professione sanitaria.”. Da notare che il legislatore fa riferimento ad una concezione un po’ datata di ipnosi (sappiamo che l’ipnosi non è in grado di sopprimere né la coscienza né la volontà), ma proprio questa inadeguatezza di fondo deve spingere alla cautela. Di fatto, possono sicuramente esercitare l’ipnosi nell’ambito della loro professionalità gli iscritti agli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, dei Farmacisti, degli Psicologi (per riferimenti alla normativa, v. sito del Ministero della Salute). Non è chiaro se tra le professioni autorizzate a praticare l’ipnosi siano incluse le professioni sanitarie infermieristica, ostetrica e riabilitativa (personalmente ritengo che lo siano). Non è neanche chiaro se sia lecita l’attività degli ipnotisti a scopo di intrattenimento; suppongo di sì, a patto che non mettano a repentaglio l’incolumità dei loro soggetti. Questa considerazione potrebbe risultare banale, ma non lo è. Sia pur raramente, l’ipnosi può portare a fenomeni detti di abreaction (sovrareazione), causati da un’incauto riferimento a fobie o episodi traumatici del soggetto. Un paziente colpito da abreaction può dimenarsi, cadere dalla sedia, tentare di fuggire. In pratica, può farsi male. Nell’ipnosi clinica correttamente eseguita viene svolto un accurato colloquio che ha, tra l’altro, lo scopo di individuare suggestioni che possano innescare un‘abreaction. Ciò non è possibile nel corso dell’ipnosi per intrattenimento, spesso rivolta a gruppi di persone.